Come associazione abbiamo letto sui giornali la proposta del governo di “creare la nuova figura prof…

Come associazione abbiamo letto sui giornali la proposta del governo di “creare la nuova figura professionale dell’assistente materna”.
In Italia esistono da sempre figure che si occupano della famiglia (non solo delle madri) alcune sanitarie, altre no, entrando nelle case, parlando con le persone, incontrando le famiglie e lavorando in rete. Ci sono lə ostetrichə, specialistə di riferimento per la salute della donna dal menarca alla menopausa, puericultrici/tori, psicologhə perinatali ed anche psichiatrə, consulenti professionali in allattamento, educatrici/tori perinatali, altre figure di sostegno.

E le doule, come noi. Che con Mammadoula e altre associazioni in Italia da decenni si formano e lavorano con le famiglie a supporto di un momento di cambiamento tanto delicato e meritevole di attenzione anche da parte della società.

Se parliamo di genitori dobbiamo parlare di nascita, e la nascita in Italia è spesso fatta di carenza di personale nelle strutture, di disomogeneità di messaggi che arrivano a chi vi si sta affidando, di servizi di assistenza non sempre garantiti o comunicati con la giusta chiarezza, di diffidenza, a volte di pochissimo dialogo, frammentarietà, tempi brevi e circoscritti.

Sarebbe giusto interpellare chi vive ogni giorno il lavoro di salute e cura attorno alla nascita e al dopo, prima di proporre nuove soluzioni. Perché ascoltando le istanze delle categorie che sono dentro a tutti i passaggi di assistenza, terapia, accompagnamento e affiancamento, si saprebbe con certezza come migliorare le condizioni di lavoro ad esempio, di tutte quelle categorie, che a cascata innalzerebbero il livello dei servizi per gli utenti finali, tutti i genitori e i bambini e le bambine. Sarebbe giusto che la politica si avvalesse del parere di chi è in prima linea, in seconda e in terza, per conoscere cosa succede e perché, per capire come rendere più efficace l’esperienza di tutte le parti coinvolte.

Riteniamo che il punto centrale sia sostenere tutte queste professioni già operanti e metterle in rete ma soprattutto renderle accessibili e disponibili per ogni famiglia. Ad oggi purtroppo, viste le parole usate in molti degli articoli pubblicati, non ci sembra che sia diffusa e sistematica una conoscenza del reale potenziale dato da una rete efficiente e collaborativa dei professionisti presenti.

Auspichiamo che, invece che per creare nuove professioni, questa sia l’occasione per potenziare la preziosa rete di operatori e operatrici e di utilizzare i fondi che abbiamo letto disponibili (seppur ci sembrino estremamente insufficienti) nel reale interesse e bisogni delle famiglie.

E che sia magari anche il momento per normare figure come la nostra.

Siamo disponibili a confrontarci su questo tema, sperando che fra un anno tutto questo sia stato veramente a beneficio delle famiglie.





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